OBJEKTIV | Casa del Console – Calice Ligure | mostra a cura di Margherita Martini
EventsPast events
22 giugno | 06 settembre 2025
OBJEKTIV
a cura di Margherita Martini
Martini Marc Angeli, Nicolò Baraggioli, Line Busch, Barbara De Ponti, Meta Drčar, Jens Fröberg,
Filippo Moroni, Vanna Nicolotti, Stefano Paulon, Jaime Poblete, Susan York, Paweł Zaręba
Casa del Console, Calice Ligure, SV
Inaugurazione 21 giugno ore 16 – 19
Orari e modalità di visita dal 22 giugno:
Ingresso gratuito La mostra è visitabile su appuntamento
Per info e prenotazioni: 01965656 | 3356989339 www.casadelconsole.it
Catalogo della mostra | COLLANA MADE4ART
Con il Patrocinio di: Comune di Calice Ligure, Regione Liguria
Communication: MADE4ART
PRESS KIT Download | Per richiedere il materiale in alta risoluzione scrivere a press@made4art.it
RASSEGNA STAMPA
Segui le attività di MADE4ART per restare sempre aggiornato #made4art
Facebook | Twitter | Instagram | Linkedin | Pinterest
_________________________________________________________
A Calice Ligure, le parole arrivano dopo. Dopo i luoghi, dopo le persone, dopo le storie. Forse perché qui, più che altrove,
le cose sono state fatte prima ancora di essere dette. Così come le parole, anche questa mostra è entrata alla Casa del
Console in punta di piedi: senza invadere lo spazio, ma ascoltandolo prima di tutto. Nessun ingresso teatrale, nessuna
porta spalancata, nessuna dichiarazione d’intenti. È salita lentamente al piano nobile della Casa del Console, percependo
l’aria farsi più mite, e fermandosi sulla soglia della sala principale, in attesa di attraversarla.
A Calice Ligure, la soglia non è metafora, ma condizione concreta, reale. È quel punto in cui una casa diventa spazio
pubblico, dove l’arte si fa pratica collettiva e il paesaggio orizzonte comune. Negli anni Sessanta e Settanta, Calice ha
vissuto qualcosa che pochi altri luoghi possono raccontare: una trasformazione culturale silenziosa ma radicale.
Artisti, galleristi, artigiani e cittadini hanno costruito, quasi senza saperlo, un laboratorio di convivenza artistica.
Un progetto che non è nato da un manifesto, ma da avvicinamenti, incontri. Tentativi. Non un’eredità da celebrare,
ma una memoria che respira ancora e chiede di essere vissuta.
Objektiv nasce da un varco. Si costruisce sulla soglia tra generazioni, pratiche, sensibilità che sitrovano a condividere
un’eredità in movimento articolata in un ventaglio di ritmi e spazi. In tedesco,“Objektiv” significa sia obiettivo
fotografico – ovvero il filtro attraverso cui il mondo viene inquadrato, isolato, messo a fuoco – sia oggettività, l’illusione
di una visione neutra e stabile della realtà. Inquesta mostra però, l’obiettivo è volutamente obliquo, sfocato.
Di conseguenza l’oggettività siincrina, si opacizza, si attraversa con il corpo. Objektiv è un titolo bifronte, quasi beffardo:
promettenitidezza, ma invita alla deriva; evoca distacco, ma genera immersione. È una lente che non mette afuoco,
ma invita a sostare in quello spazio incerto che si apre tra vedere e sentire. Una soglia, appunto.
Ed è proprio la soglia come luogo etimologico di appoggio della “suola” a raccontare le stanze della mostra, ciascuna
delle quali evoca una coppia concettuale in tensione: compressione/espansione, sedimento/riemersione,
permeabilità/impermeabilità, velamento/svelamento, presenza/assenza, riverbero/assorbimento. Queste polarità
non sono opposizioni rigide, ma campi di forze, zone di contatto in cui le opere si situano non su un asse definito,
ma lungo traiettorie mobili. Rappresentano interstizi fisiologici e percettivi. Sono esperienze incarnate, vissute
attraverso il corpo e i suoi sensi: la respirazione che contrae ed espande, la memoria che affiora dai sedimenti del
tempo, il tatto che cerca la materia, il calore, la resistenza. Ogni coppia riflette un modo di misurarsi fisicamente
e percettivamente con il mondo.
A dare forma a queste soglie, sono le opere di Nicolò Baraggioli, Line Busch, Barbara De Ponti, Meta Drčar,
Jens Fröberg, Marc Angeli, Filippo Moroni, Vanna Nicolotti, Jaime Poblete, Stefano Paulon, Paweł Zaręba e
Susan York. Ciascun artista affronta lo spazio come un corpo da modificare, da interrogare: chi attraverso superfici
piegate e incise; chi usando materiali organici, sedimentati, porosi; chi scolpendo la luce e il tempo, più che la materia.
Il Museo Casa del Console, con la sua storia e la sua architettura stratificata, non è un semplice contenitore, ma un
interlocutore attivo: uno spazio che accoglie, trasforma, rilancia. Qui non si tratta solo di esporre, ma di accordarsi
con uno spazio carico di tracce e silenzi: abitare la soglia, nel senso più pieno del termine.
E forse è proprio questo, in fondo, l’invito di Objektiv:
non guardare da fuori,
lasciare che il vedere passi dal corpo,
sentire con lentezza,
(re)stare nel mezzo.
________________________________